Gruppo Lavoro Inclusività e Didattica Inclusiva: un aiuto da Google

Con questo articolo si vuole approfondire l’aspetto relativo all’ AZIONE CONDIVISA TRA GLI INSEGNANTI AL FINE DI FAVORIRE LA DIDATTICA INCLUSIVA. Con la Circolare Ministeriale n. 8/2013 il “nuovo” Gruppo di Lavoro per l’Inclusività (GLI) si fa carico di tutti gli alunni certificati con Bisogni Educativi Speciali (B.E.S.) e NON SOLO DEGLI ALUNNI CON DISABILITA’. Per questo motivo il GLI ha visto aggiungersi ai componenti del precedente Gruppo Lavoro LE FIGURE DI COORDINAMENTO PREVISTE PER OGNI CLASSE OVE SIANO PRESENTI ALUNNI CON BISOGNI EDUCATIVI SPECIALI e questo al fine di assicurare all’interno del corpo docente il trasferimento capillare delle azioni di miglioramento intraprese e un’efficace capacità di rilevazione e intervento sulle criticità all’interno delle classi” (C.M. 8/2013).inclu

Il GLI è formato da:
a) Dirigente Scolastico
b) Componente medica con la Responsabile del Servizio
c) Assistenti Sociali dei comuni di residenza degli alunni
d) Funzioni Strumentali Area Inclusività (se previste)
e) Responsabile di Segreteria
f) Rappresentante dei Genitori
g) Organismi medici esterni accreditati
h) Coordinatori o figure di coordinamento di tutte le classi ove siano presenti Bisogni Speciali
i) Docenti di Sostegno

I compiti del GLI sono:
1. rilevazione dei BES presenti nella scuola;
2. raccolta e documentazione degli interventi didattico-educativi posti in essere (PEI, PDP, Attività e Progetti di Didattica Inclusiva);
3. focus/confronto sui casi, consulenza e supporto ai colleghi sulle strategie/metodologie di gestione delle classi;
4. rilevazione, monitoraggio e valutazione del livello di inclusività della scuola;
5. raccolta e coordinamento delle proposte formulate dai singoli GLH Operativi;
6. elaborazione di una proposta di Piano Annuale per l’Inclusione (PAI) riferito a tutti gli alunni con BES, da redigere al termine di ogni anno scolastico e da sottoporre alla ratifica del Collegio dei Docenti.

CRITICITA’: volendo tener fede a quanto stabilito dalla Circolare Ministeriale, il Dirigente Scolastico avrebbe a che fare con la creazione di un gruppo costituito mediamente da 30-60 persone (nella mia scuola di appartenenza sono previsti 65 componenti) che dovrebbero incontrarsi, “almeno mensilmente, nei tempi e nei modi che maggiormente si confanno alla complessità interna della scuola” (C.M. 8/2013). Come? Esattamente non si sa!

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Normalmente si finisce per convocare il Gruppo Lavoro “di precedente fattura” (GLHI) impoverendolo quindi di quelle figure di coordinamento che la norma ha previsto perchè siano presi in carico TUTTI gli alunni con Bisogni Educativi Speciali all’interno dell’istituzone scolastica. Il legislatore però, pur legiferando in maniera corretta, non ha tenuto conto di alcuni aspetti fondamentali:

  • Se nella Scuola Primaria l’applicazione di quanto stabilito potrà sembrare verosimile per il numero di ore dedicate alla Programmazione, l’impegno contrattuale degli insegnanti di Scuola Superiore di Primo e Secondo Grado, non consente di ritagliare questi momenti di condivisione. I pochi incontri tra colleghi che precedono i Consigli si svolgono nei corridoi ai cambi dell’ora o nel momento della Ricreazione. In caso di “persone di buona volontà”, questo impegno è rimandato in orario pomeridiano con incontri prevalentemente telefonici.
  • Tali condivisioni ristrette (quando si verificano) riguardano due o al massimo un numero ristretto di insegnanti. Difficilmente è possibile attivare tutto il Consiglio di Classe.
  • La strutturazione dei Piani Educativi Individualizzati è spesso lasciata all’azione prevalente dell’Insegnante di Sostegno al quale i colleghi di disciplina danno la loro totale fiducia apponendo la firma sul documento di Progettazione Educativa, qualche volta addirittura senza leggerlo (questo avviene nel caso in cui l’insegnante di Sostegno non chieda un coinvolgimento corresponsabile a qualche collega, compito che peraltro appartiene alla sfera d’esercizio di entrambi). Il PEI che ne scaturisce risulta, nella migliore delle ipotesi, condiviso in maniera “statica” e prova di ciò risiede nel fatto che in nove casi su dieci un PEI o un Pdp realizzato ad inizio anno raramente viene modificato “in itinere”. La natura dinamica di questi documenti e gli approcci di condivisione necessari per una evoluzione tanto formale quanto sostanziale sembra rimanere spesso disattesa. Intendiamoci bene: non che tali progetti non prevedano misure utili per l’alunno. Il problema è che spesso si tratti di documenti inalterabili come se nel corso dell’intero anno scolastico nulla cambi o si possa cambiare visto il miglioramento o il peggioramento o viste entrambe le cose, nell’applicazione dell’azione didattica a favore di quell’alunno.

COME FARE?gsuite

La nostra scuola si è accreditata per motivi didattici sul portale Google G-Suite For Education. Tra tutti le classi o spazi virtuali che è possibile creare con la App più rappresentativa della Suite, Google Classroom, abbiamo pensato anche alGruppo GLI 2016-17″ al fine di realizzare quanto previsto dalla normativa in materia di Inclusione e per la promozione di una condivisione che potesse supportare e facilitare la Didattica Inclusiva. Con la realizzazione di questo spazio tutti i componenti si potranno incontrare e interagire in qualsiasi momento in uno spazio protetto, grazie alle credenziali personali (guarda il video).

Dopo aver dato un’occhiata al video sopra pensiamo a quanta condivisione ci potrebbe essere nella strutturazione di un PEI o di un Pdp. Pensiamo a quanta sostanza potremmo apportare nel momento di fissare gli obiettivi iniziali di un PIANO ANNUALE INCLUSIVITA’ (PAI), mettendo il documento in condivisione con tutti i componenti del GLI. Pensiamo a quanta spinta questo strumento potrebbe dare ad una Didattica Collaborativa generalizzata, premessa importante per ogni possibilità di Inclusione. Infine pensiamo alle potenzialità, ancora del tutto insondate, di questa Suite “Web Based”, probabilmente la migliore nel panorama attuale degli strumenti educativi a disposizione di ogni scuola che ne voglia fare uso.

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Insegnante di Sostegno e Tic

Il mestiere dell’insegnate di Sostegno è sicuramente peculiare e necessita di abilità relazionali, comunicative e psicologiche veramente particolari. Se poi, oltre a questo, potesse avere anche una buona conoscenza in “tutte le discipline” meglio ancora. Escludendo situazioni particolari o gravi disabilità come la psicosi infantile e certe tipologie dello spettro autistico che necessitano di una relazione e di un’azione pedagogica estremamente complessa, in caso di Bisogni Educativi Speciali (B.E.S.), potrebbe venire in soccorso la Didattica Digitale. Vediamo 3 tipi di opportunità:

  1. L’utilizzo di risorse reperibili in Rete (piattaforme di condivisione, web software, stand-alone software, meglio se Open Source) favorisce o comunque contribuisce allo sviluppo di attività collaborative dove alunni con bisogni educativi speciali che seguono contenuti comuni potranno partecipare puntualmente ad attività “a coppie” o per piccoli gruppi. Per una sorta di “personalizzazione” dell’azione verso il singolo o relativamente alle fasce per livelli di apprendimento, è importante puntare sull’utilizzo di Web Software o Software da utilizzare off-line Open Source (Google Docs o altri software on-line, almeno in fase di realizzazione, non utilizzano le estensioni che generano confusione nei momenti di scomposizione e ristrutturazione dei file): se ci si abitua all’utilizzo di Software Open, ogni “Oggetto di Apprendimento” (Learning Object) sarà facilmente adattabile alle diverse esigenze e ai differenti contesti.
  2. Nel caso di momenti educativi Individualizzati intesi a perseguire abilità “utili per la vita come “la Conoscenza e la lettura dell’Orologio”, “la Conoscenza e l’uso del Denaro” e altri, potrebbe essere utile far ricorso al software didattico off-line. in questo senso sarebbe possibile anche il coinvolgimento di tutta la classe o semplicemente solo dell’alunno che necessità di questo tipo di esercizio; dipende essenzialmente dall’ordine di scuola. Mi vengono in mente programmi come “Euro” (sezione Matematica) di Ivana Sacchi, Animated Clock Game di Flix Productions, la grande varietà presente in siti come Vbscuola, per non parlare dei programmi tanto validi quanto “costosi” di Anastasis, Carlo Mobile Pro per la Dislessia o la corrispondente versione libera LeggiXMe le cui sintesi non sono il massimo, ma sono capaci di integrare anche quelle più professionali.
  3. La possibile creazione di un sistema/portale On-line a sostegno dell’azione educativa programmata e condivisa dai colleghi dei vari Consigli di Classe. Sarebbe abbastanza semplice strutturare un ambiente virtuale condiviso, anche in tempo reale, dedicato alla Programmazione (strutturazione dei Progetti Educativi della classe, PEI, Pdp, laboratori e Attività Collaborative) e alla Realizzazione delle attività intese a perseguire i relativi obiettivi. Tali attività sarebbero conosciute in anticipo, almeno dai colleghi in compresenza o da chi partecipa in maniera multidisciplinare. Non che in questi casi non vi sia progettazione, ma le occasioni di incontro sono veramente poche, almeno dalla Scuola Media in su. C’è poi un altro problema veramente rilevante che potrebbe trovare in quanto detto una semplice soluzione: l’insegnante di Sostegno di un alunno che segua contenuti, attività collaborative o progetti comuni alla classe NON SA QUASI MAI CHE “COSA SI FA OGGI”! Potrebbe al massimo conoscere tramite una funzione del Registro Elettronico quali compiti siano stati assegnati o se è prevista una verifica scritta per quel giorno, ma non cosa farà il collega nella sua disciplina o per le attività collaborative previste nella classe. Ad un osservatore esterno tutto ciò potrebbe sembrare un po’ assurdo! Tornando alla possibilità di condivisione di Programmi e Azioni su spazi virtuali in Rete, non tutte le opportunità possono risultare a dimensione dell’apparato scolastico che è, tra le altre cose, obbligato a gestire un volume di dati sensibili non indifferente. Molte scuole dotate di Registro Elettronico sono state accessoriate con nuove funzionalità come le “Aule Virtuali” (Moodle), offerte per così dire gratuitamente al cliente-scuola, ma spesso esistono difficoltà di integrazione tra i diversi database e alla fine non risulta tutto scontato come dovrebbe. Ci sono spazi forniti da Google Apps for Education (Google Classroom, Docs, Calendar, ….) che, previa iscrizione della scuola di appartenenza, potrebbero dare una soluzione a questi e a molti altri problemi: i backup sono sicurissimi e vengono fatti più volte al giorno.

Google docs richiede solo l’iscrizione personale (magari dei componenti del Consiglio di Classe) con un account @gmail.com, che molti di noi già hanno: sia la funzionalità di condivisione che i backup sono sicuri, ma la posta elettronica “gira i dati in chiaro” nella Rete e quindi si dovrebbero avere particolari precauzioni in merito: “Non utilizzare nelle bozze la pagina iniziale di un PEI o di un Pdp contenente i dati anagrafici dell’alunno”, “Non scrivere dati sensibili di cui si è a conoscenza per il ruolo ricoperto nella scuola”.

Il mio Registro on-line ha una funzione “Agenda” dove vengono fissate le verifiche. Assomiglia a un foglio Excell (Sheet di Google Docs) per la prenotazione di un campo da tennis. In fondo basterebbe integrare ogni pagina settimanale con le attività previste che il collega di disciplina intende proporre o condividere con il collega di progetto, con l’insegnate di Sostegno o con quello di Potenziamento. Più difficile a dirsi che a farsi, almeno oggigiorno, senza considerare che lo sforzo richiesto è minimo rispetto ai vantaggi di “inclusione” per l’alunno e per tutti noi che possiamo trovare una professionalità più condivisa grazie all’aiuto degli strumenti informatici.

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A proposito di ICF: Classificazione Internazionale del Funzionamento di Disabilita’ e Salute

ICF: Classificazione internazionale del funzionamento di disabilità e salute

L’OMS raccomanda l’uso congiunto di ICD-10 per codificare le condizioni di salute di ogni soggetto e di ICF per descrivere il funzionamento della stessa persona nel contesto  (per chi è pratico con le lingue straniere è possibile consultare questo strumento direttamente in rete grazie al browser ufficiale).  Ho partecipato ultimamente ad un corso di formazione in cui si parlava di ICF e la relatrice di fama nazionale, applicando l’etichetta “sperimentale” alle attività da proporre nel nostro ambito regionale, ha lasciato trasparire non poche perplessità. Nella provincia dove lavoro l’ICF non è utilizzato e la Regione non ha ancora legiferato in merito, anche se la legge dello Stato n. 107 ne prevede l’impiego. La mia scuola utilizza dei Protocolli d’Intesa, con strumenti di osservazione e modelli PDF e PEI totalmente scollegati  dall”ICF.

E’ da tenere in considerazione il fatto che la differenza tra Accordi di Programma e Protocolli d’Intesa, sta nel fatto che solo i primi hanno forza di legge e sono vincolanti per un’azione efficace (legge 104/92 art. 13). Tra le poche esperienze che ho avuto modo di conoscere è da menzionare quella dell’Ufficio Scolastico di Treviso. Qui nel 1998 gli Accordi di Programma già esistevano e oggi contemplano l’uso dell’ICF.

Ogni lingua per poter essere conosciuta deve essere usata! .., Quindi, di che cosa abbiamo bisogno per utilizzare questa codifica?

  1. Un accordo di corresponsabilità tra le parti (Accordi di Programma – legge 104/92 art. 13): tutti gli attori devono utilizzare la stessa lingua in uno specifico contesto di osservazione.
  2. Una formazione adeguata per tutti gli operatori e la possibilità di avere un supporto diretto come avviene per molte Community in Rete.
  3. Maggiore accessibilità al testo in lingua italiana (non previsto nel browser sopra indicato), commercializzato da Erikcson (in Rete è reperibile una versione breve con 2 livelli di codifica su 4).
  4. La “Sostenibilità” dell’utilizzo di questo strumento complesso che richiederebbe anche una (auto)formazione specifica: poco materiale è disponibile in rete o in piattaforme come You Tube dove, digitando “ICF”, ci si imbatte solo in una serie di convegni e poco altro.

ICF

COME CI SI FORMA IN MANIERA OPERATIVA?

Nella versione breve dell’Erickson a cui sopra si è fatto riferimento si potrà trovare una breve spiegazione del suo utilizzo (pagg. 191-212).    Qui sotto, riporto un esempio di applicazione dell’ICF (dall’Ufficio Scolastico di Treviso) ampiamente documentata nel sito ufficiale. I documenti di cui tenere conto sono:
1. ACCORDI DI PROGRAMMA (premessa indispensabile) all’interno dei quali è previsto l’utilizzo dell’ICF.
2. La PUBBLICAZIONE FONDAMENTALE di quanto realizzato che qui chiameremo VOLUME 2 (fai clic su “Scarica la pubblicazione” – 3.6 MB).
3. Altre pubblicazioni a corredo: volume 3, voloume 4.

PER ORIENTARCI FACCIAMO UN ESEMPIO TRATTATO NEL VOLUME 2       (è conveniente scaricare il testo e seguire passo passo)

PREMESSA: in questo contesto dove si parla di PROFILO DI FUNZIONAMENTO  (Ccome Diagnosi Funzionale+ Profilo Dinamico
Funzionale),  nella strutturazione del PEI sono presenti gli “ASSI”:
  • Alle pagg. 7 e 8 del vol. 2 sono riportate le CATEGORIE ICF SELEZIONATE NELLA SCHEDA DI SEGNALAZIONE (vedi di cosa si tratta alla pag. 6 in fondo: “Il primo strumento elaborato è la Scheda di Segnalazione che
    permette agli insegnanti di descrivere …).
  • Prendiamo come esempio la voce “d115 ASCOLTARE” (pag. 59 del testo breve Erickson). A pag. 43 – vol. 2 è presente la sezione “COSA SI INTENDE PER … d115 ASCOLTARE?” NEI DIVERSI ORDINI DI SCUOLA.
  • (pag. 143 – vol. 2) Prendiamo, tra le varie situazioni documentate, una SINDROME DI DOWN – SCUOLA SUPERIORE DI PRIMO GRADO.
  • A pag. 144 – vol. 2 è riportata la DIAGNOSI FUNZIONALE CON QUALIFICATORI DA 0 A 4:  Nessun Problema(0) – Lieve(1) – Medio(2) – Grave(3) – Completo(4) – 8 (Non Specificato) – 9 (Non Applicato).
  • Alle pagg. 144-148 – vol. 2 abbiamo il PROFILO DINAMICO DI FUNZIONAMENTO, mentre alle pagg. 149-153 – vol. 2 troviamo la strutturazione del P.E.I.

TUTTO E’ REALIZZATO E DOCUMENTATO ATTRAVERSO UN’EVIDENTE SINERGIA TRA GLI ATTORI COINVOLTI CHE, OLTRE AD USARE LA STESSA LINGUA “LA PARLANO TRA LORO”

Spero che questo breve percorso esemplificativo possa aver chiarito qualche dubbio ai colleghi interessati. L’esperienza dell’Ufficio Scolastico di Treviso credo sia degna di nota così come le poche altre esperienze realizzate  in tutta Italia. Basterebbe adottarne il percorso come già hanno fatto altre regioni. Uno strumento come l’ICF, così valido e complesso, perde inesorabilmente la sua natura  e la sua sostanza quando viene utilizzato sporadicamente o in maniera poco condivisa. Le premesse per la sua applicazione sono troppo importanti e devono essere garantite affinché non si riduca ad un complesso “esercizio di stile”.

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